"Ho letto recentemente che il nostro pensiero era in contrapposizione, ma non è così". A dirlo è Gianni Vattimo a proposito di Mario Perniola, filosofo scomparso prematuramente oggi, 9 gennaio 2018 (era nato ad Asti nel 1941 ndr), che l'amico e collega torinese vuole ricordare. Sono stati, insieme a Umberto Eco, i tre allievi più legati a Luigi Pareyson, i più brillanti e dotati dell'Università di Torino.
Perniola - secondo Vattimo - ha rappresentato "una voce estremamente significativa e suggestiva della filosofia italiana degli ultimi decenni, forse il solo intellettuale italiano capace di misurarsi con le tematiche filosofiche e socio culturali sviluppate negli stessi anni nella cultura francese, a cui è stato sempre prevalentemente legato".
Cultore dell’eredità di Bataille, del situazionismo, e specialmente vicino agli studi di Jean Baudrillard - ricorda poi il filosofo torinese in un post del blog NonQuotidiano - "ha portato nella sua considerazione della cultura e della società attuale gli elementi più vivi di queste varie eredità".
Oltre che saggista di estetica e arte, anche critico del post-umano. Fondatore e direttore di numerose riviste, tra cui l’ultima è stata "Agalma", ha sempre rifiutato "una pratica filosofica troppo attenta all’attualità - sostiene Vattimo - e tuttavia la sua passione teorica lo ha condotto a cercare di comprendere e analizzare aspetti anche estremi della condizione umana presente"
"Poco tenero con la tematica del post-modernismo, vi ha tuttavia recato contribuiti originali, come per esempio con il libro 'Il sex appeal dell’inorganico'”, uno dei suoi saggi più citati.
Rossella Guadagnini